Ho lasciato l’occhio
devastato di luce
nella pozza,
galleggiava come una boa
e raschiava le immagini riflesse,
mescolando il movimento
alle impressioni già vecchie,
perché un riflesso è sempre un passo indietro
all’originale.
Un uomo canta
e sposta metri cubi d’aria.
L’occhio galleggia,
si arena sul bordo asciutto della pozza,
e arretra il greto
ricoperto dei pezzi
delle immagini riflesse.
Ciò che resta nell’acqua
è il passo indietro del passato,
brama il restauro della mente:
scampano i fiotti
fuoriusciti dall’infanzia,
i più intatti e profumati
di cialda e gelato,
mai visti nel riflesso
ma sempre conservati
tra le dita,
nella lingua,
tra le sfoglie del cervello.
L’acqua sfuma,
esplosa dall’atterraggio
di un piccione,
ma quel riflesso è salvo,
perché ha un cordone ombelicale
aggrovigliato alle vene: risale dentro
come un cane e tornerà a spasso,
inseguendo l’estate col muso
svanito nella prossima pozza d’acqua.
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Belle le immagini evocate in questa poesia. Ho trovato ottima anche la scelta di parole che tra loro hanno una piacevole musicalità. Complimenti! 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie Monique! 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona