Sondaggio ed Omaggio (Parte Seconda)

Seconda parte del sondaggio poetico: stavolta non chiederò quale tra le tre poesie preferite, ma le due poesie che ritenete migliori tra le tre proposte.

Come il primo proposto, è un sondaggio in cui reputo davvero importante il vostro parere: ma tutto sarà più chiaro tra qualche mese.

Come nel precedente sondaggio, tutti coloro che interverranno possono richiedermi un ebook pdf contenente una selezione delle poesie del blog, tre poesie inedite risalenti a circa 10 anni fa (e che non saranno mai pubblicate in alcun modo) e un’anteprima visiva di “qualcosa”. Potete contattarmi su: lizardplay@hotmail.it

Grazie a tutti!
Mauro

Oltre (Human Cannonball)

Alla fine del Tempo
farei un balzo infinito:
varrebbe la pena rischiare
per sapere che c’è
oltre questo terrario
che chiamiamo pianeta,
monitorati come rettili
ignari di ciò che c’è oltre.
Dentro la terra delle radici,
dentro il tempo delle radici,
quel che quotidianamente ho visto
è.
Un uomo con giacca rossa,
calzoni verdi
e un tamburino tra le mani
mi vola addosso.
Piovono uomini dal passato
o forse da un futuro
tornato passato:
fuoriescono da cunicoli in cielo.
Vengono a darsi in prestito
al Terzo Millennio
rotolando su un suolo
di campi vecchi d’aratro.
C’è un laboratorio di esseri
chiamati a raccolta
come burattini narcotizzati
sparati da cannoni di là
e fuoriuscenti da donne
di qua,
attraversando l’Abisso
in un istante.
Ogni volto è solo una guaina,
formalità estetica
per avviare una nuova sciarada.
Così alla fine del Tempo,
dopo aver visto tutto,
vorrei restar di qua.
O forse migrare di là
a lanciar pupazzi dal cielo.
Allora forse deciderei
di rientrare comunque nel terrario,
bisognoso di rivarcare
il confine dimenticato
nel grembo della solitudine.

Città bianca di ieri

Tanta gente
urla parole alle parole,
e partorisce rabbia dalla bocca
con maschere elettroniche.
Io voglio solo respiri leggeri
per disintossicarmi dagli occhi malati,
e scivolo nelle strade
indurite di periferia e d’erba.
Col silenzio
raggomitolato in bocca
cerco i sentieri più calpestati
dai gatti,
che fissano le foto dei morti.
E i gatti sono macchie di noia,
piccole e umide città
disfatte a volte sulla punta della lingua,
ché ne parlo a volte troppo,
a volte troppo poco.
Ci sono vene benedette
in questa pozza di pietre rapprese
dove le scarpe urlano a più voci,
più delle voci.
Scarto foto di defunti
come i Baci Perugina,
e i miei occhi sono apriscatole.
Ogni pietra ha la sua frase,
quella uguale a tante altre:
qualcuna originale
me la appunto.
Mi sfugge il silenzio di bocca,
corre nei condotti dell’acqua,
rosicchiando il verso del gatto,
il pianto dell’orfano,
anche il fischio di un rimpianto.
E allora, immune al silenzio,
arriva il gesto
a ricomporre il ricordo:
un fiore,
il secchio d’acqua,
una carezza di pietra
alla pietra.
Resto così cinque minuti,
con la mia barca di pioggia
impantanata in gola,
Poi varco il cancello.
Ho imparato a scintillare
con le dita appiccicate al tramonto
che cola impigliato al cipresso più vecchio,
mentre la sirena delle 19:00
corteggia e difende dai vivi
le fiabe belle di ieri.
Ritornerò domani
a evadermi dentro,
nella città bianca di ieri.

Una processione di carta

Corpi incantati
e incatenati
seguono la direzione del vento,
anime sottilissime
incolonnate in lontananza
si inseguono in processione di campagna
mentre le osservo da una finestra rotta,
sommerso da uno zufolare di rondini:
mi sembrano i bambini del pifferaio di Hamelin,
pieni di un’età bianca di zucchero.
A che serve star seduti ad aspettare
che i muri partoriscano pensieri
dalle loro crepe ammuffite
con teste ciondolanti di ratto?
Se il cielo si incrosta di nuvole
ci sarà tempo per pensare,
per de-filtrare paesaggi
saturati di colori digitali,
e sbiadirli al naturale.
Gli uomini cadono dal cielo
afoni come involucri di carta,
espulsi da una cupola di croste annerite;
sono gli stessi che vedo camminare
con la schiena curva
e il corpo trasparente.
Una catena infinita di fantasmi neurologici
che svaniscono scivolando sul precipizio del tramonto.
Provo a spremermi gli occhi,
ne spuntano altri,
ma piove.
Sui tetti, rumoreggiano le ombre,
festeggiano ingoiando
pioggia amara,
la stessa che sgorga
in forma di pensieri liquidi
dalle crepe sul muro.

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20 pensieri riguardo “Sondaggio ed Omaggio (Parte Seconda)”

  1. Scelta difficile anche questa volta! La cosa positiva è che posso sceglierne due. 🙂 E io mi butto su “Oltre (Human Cannonball)” e “Città bianca di ieri”. Queste sono quelle con cui mi sono trovata più in sintonia. I loro significati mi sono apparsi più immediati, mentre la terza la trovo bella ma un po’ sfuggente.

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  2. Colpisce, come sempre, l’originalità dei tuoi versi, però a volte c’è qualcosa di troppo criptico che sfugge, che impedisce di apprezzarli fino in fondo. La terza poesia, ad esempio, rimane per me un mistero, mi piacerebbe capirne meglio il senso. La seconda, invece, mi è piaciuta molto: le immagini colpiscono, ma pure “parlano”.

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    1. La seconda è quella più recente, mi fa piacere che finora sia stata quella mai “scartata”. Ovviamente interviene anche il gusto soggettivo, ma alla fine sia la “vincitrice” dell’altra volta che la “sempre salva” di questa volta sono le uniche scritte subito dopo eventi reali: una passeggiata di mezz’ora in un luogo isolato della costa dove andavo da bambino, e dove ho realmente “inscatolato l’acqua del mare” (girando un video); e una visita lunga e silenziosa al cimitero. Invece Una Processione di Carta è una visione che si ispira lontanamente a ricordi della vecchia casa in campagna di mia nonna, quasi attaccata al cimitero…una storia lunga che solitamente preferisco raccontare in privato. Grazie anche a te per il parere!

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  3. Ciao! Quelle che ho preferito sono “La città bianca di Ieri” e “Una processione di carta”! La prima che ho nominato, in particolare, mi ha trasmesso quel qualcosa in più, forse complice il fatto che riguarda un luogo che mi è più famigliare.
    Buon lavoro!

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  4. Ciao trovo molto interessante il tuo modo di scrivere la seconda poesia mi ha preso particolarmente. seri riuscito a disegnare il senso con metafore non consuete e immagini plastiche che si sono fatte contenitore di emozioni molto profonde e sentite. complimenti. il secondo posto fra le mie preferenze lo conquista la tua ultima poesia. Ha un sapore amaro, un dire e non dire che lascia libero spazio ad una libera interpretazione. la poesia come la musica devono potersi cucire addosso a tutti coloro che leggono per essere efficaci. hai scelto una direzione che richiama a un qualcosa al di sopra dell’uomo, ua superiorità usata per il male invece che per il bene. mi hai fatto pensare all’influenza che viene eseercitata sulle masse, ma anche alla rassegnazione di troppi uomini, mi hai fatto pensare alla dittatura, alla schiavitù, ai lagher. complimenti poesie da brivido.

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