Apparenza e realtà: l’importanza dei “credits” nelle arti.

Prendendo spunto da uno scambio di battute avvenuto nei commenti sul blog di Aria Mich, in questo post “butto giù” due righe sull’importanza dei crediti nelle arti.

Cosa si intende per “credits” o crediti? Sostanzialmente l’indicazione di chi ha realmente creato un’opera, che sia musicale o letteraria. Il ragionamento non è affatto superfluo. Faccio un esempio terra terra: quando vediamo vecchi filmati di Mina in tv, la nostra attenzione è catalizzata sulla sua voce e sulla sua personalità carismatica. Inconsciamente quella canzone diventa “di Mina”, e infatti tutti noi tendiamo a dire “la canzone di….Mina”. Nella realtà, invece, la fase creativa è dovuta a gente che è rimasta dietro le quinte, e a cui è spesso riservato l’oblio. Mi soffermerò sulla musica pop e rock perché racchiude in sé sia l’aspetto creativo musicale che l’atto creativo dei testi.

Generalmente l’indicazione dei reali autori è celata nelle note o – nell’era di internet – sulle pagine Wikipedia o è depositata alla SIAE. In una situazione normale, quindi, è giusto chiedersi chi sia realmente l’autore di un brano, dare il giusto merito a chi merita. Vi piacerebbe – mi rivolgo ai poeti e agli scrittori di WordPress – che un famoso cantante si appropriasse di un vostro testo e nascondesse i vostri meriti? Vi piacerebbe sentire tutti che cantano quel testo attribuendo lodi al cantante ma essendo totalmente all’oscuro del fatto che quel testo non è scritto da quel cantante, ma esiste grazie a voi? Credo proprio di no. Quando una decina di anni fa ho collaborato con un musicista romano, scrivendo il testo di un suo brano, quel musicista si è premurato che il mio nome comparisse come autore del testo, sia nel booklet del cd che su wikipedia.

Un esempio di “sovraesaltazione di crediti” è quello di Fabrizio De André, personaggio sicuramente importante – nessuno può negarlo – per la cultura italiana del Novecento, ma spesso sopravvalutato in quanto a capacità autoriali. La gente sente la parola “cantautore” associata a De André, e pensa automaticamente – vi ricordate l’esempio di Mina? – che i suoi dischi siano opera sua (testo e musica di De André). Andando invece a consultare i crediti, scopriremo una marea di collaboratori che han scritto la maggioranza delle musiche di ogni suo album (Reverberi, Piovani, Bubola, Pagani, Fossati etc.), e che anche i testi sono spesso attinti da altre fonti e curati assieme ad altri collaboratori. Con questo non si vuole sminuire l’importanza delle opere pubblicate a nome “Fabrizio De André”, perché se qualcosa è bello, resta bello a prescindere da chi ne sia il reale autore. Ma la prossima volta che riascoltiamo la splendida Cantico dei Drogati, ricordiamoci ad esempio del povero Riccardo Mannerini (poeta italiano autore della poesia “Eroina” e prematuramente scomparso, poesia di cui il testo del Cantico dei Drogati è quasi un copiaincolla) e del grande Gian Piero Reverberi, autore delle musiche, e togliamoci di testa l’idea che testi e musiche siano farina del sacco dell’artista genovese. De André, pur restando un grande “catalizzatore” e una figura di rilievo assoluto, ha scritto da solo solamente 15 canzoni su 114 pubblicate, come ben analizzato in questo articolo: http://www.bielle.org/Articoli/QuanteCanzoniFda.htm

Il Cantico dei Drogati (tratto dalla poesia “Eroina” di Mannerini e musicato da Reverberi)

 

Il caso di De André è comunque dovuto non a suoi demeriti, ma appunto da una certa tendenza del pubblico a guardare solo chi ci mette “la faccia”, considerandolo automaticamente autore delle opere, quando così non sempre è. Bisogna comunque sottolineare come in questo caso vengano in aiuto proprio i crediti citati a inizio articolo, anche se si tratta di crediti a spartizione generica (50%-50% sulla carta). Per l’album “Anime Salve” (l’ultimo album pubblicato da De André prima della prematura scomparsa), ad esempio, Ivano Fossati ha riferito di aver composto circa il 90% delle musiche, e che De André fu autore di circa il 90% dei testi, ma risultano depositati solamente i due nomi, senza ulteriori specifiche.

E qui passiamo ad esaminare un altro aspetto: vero è che i crediti depositati possono far luce sui reali autori, ma a volte possono essere ingannevoli e depistare. Ad esempio, negli ultimi anni di carriera i Queen – che fino ad allora avevano depositato i brani a nome dei rispettivi autori membri della band – decisero di depositare tutto a nome “Queen”, con proventi spartiti equamente per tutti e quattro. Ovviamente di fatto non era cambiato nulla, e anche negli ultimi anni di carriera della band ogni brano aveva il suo reale autore (e si sa in via ufficiosa chi fosse il reale autore di ciascun brano degli album “The Miracle” e “Innuendo”) ma ufficialmente gli autori di ogni brano sono tutti e quattro.

Altro caso atipico. Facciamo un salto in Italia nel 1972: il 17enne tastierista e cantante Gianni Leone sta registrando con la sua band (Il Balletto di Bronzo) l’album capolavoro YS, caposaldo del progressive rock. Per chi ascolta il disco risulta chiaro che tutto sia sorretto dalle tastiere isteriche di Leone e dalla sua strabordante e lisergica vena compositiva sparsa tra pianoforte, moog, spinetta, celesta e altro. Ma chi fu registrato come autore delle musiche e dei testi alla SIAE? Non l’imberbe Leone (il vero autore delle musiche), ma la zia del primo cantante della band che fece da prestanome perché era l’unica già iscritta alla SIAE. Una scelta fatta per comodità ma che non dava i giusti meriti al vero autore.

Balletto di Bronzo – La Tua Casa Comoda (1973, bonus track della ristampa cd di YS)

 

Chiudiamo il cerchio di questa analisi con un altro grandissimo della musica italiana: Lucio Battisti. Si sa quanta grande musica abbia composto non solo per sé ma anche per altri (Formula 3, Dik Dik, Equipe 84, Mina, Adriano Pappalardo, Bruno Lauzi etc.). Ebbene, se quei brani scritti per altri risultavano in ogni caso giustamente accreditati a nome di Lucio Battisti, in qualche caso pare che il compianto musicista abbia “regalato” i crediti di alcune sue canzoni, senza depositarle a suo nome ma consentendo che fossero registrate alla SIAE a nome di altri. Per qualche motivo personale. Ad esempio, la celebre La Spada nel Cuore, brano reso famoso dall’interpretazione di Little Tony, è depositata a nome Donida-Mogol. Oltre allo stile tipicamente battistiano (chi capisce un po’ di musica ne “sente” l’odore fortissimo nella trama della melodia e nella struttura) fu lo stesso interprete (Little Tony) a svelare come il reale autore del brano fosse Lucio Battisti, rivelazione confermata dallo stesso Mogol (chi più di lui, oltre allo stesso Battisti, poteva sapere la verità?). Citando un articolo di Repubblica del 1997: “Secondo Mogol, non ci sarebbe alcun dubbio sulla paternità del brano: “Probabilmente Battisti ha voluto fare un omaggio a Calo Donida, un autore che ha sempre stimato, l’ autore di ‘Vecchio scarpone’ . Certo l’ ascolto mi ha dato molta emozione, tra l’ altro l’ interpetazione di Lucio è magistrale”. Intervistato dal Tg2, Little Tony si è detto invece convinto che l’ autore delle musiche è proprio Battisti: “Lo abbiamo sempre pensato, anche perché io scelsi quel brano proprio dopo averlo ascoltato sul provino di Battisti.
Dubito che Lucio possa aver deciso di fare un provino di una canzone non sua. E poi lo stile è indubitabilmente il suo”. L’ ipotesi più probabile è che il cantautore ripudiasse i brani che non sentiva nelle sue corde, e che ‘La spada nel cuore’ e ‘La folle corsa’ fossero proprio tra questi.”

La Spada nel Cuore (versione inedita cantata da Lucio Battisti)

 

 

12 pensieri riguardo “Apparenza e realtà: l’importanza dei “credits” nelle arti.”

  1. La denominazione “cantautore” in effetti confonde e chi ci mette la faccia e la voce resta più impresso di un nome scritto nell’angolo di una lista. Si dovrebbe sempre cercare di scavare più a fondo per evitare che altri artisti di grande sensibilità restino nell’ombra. In fine dei conti senza di loro oggi non potremo ascoltare certe canzoni meravigliose. 🙂

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    1. A breve posterò un brano di un vero cantautore (nel senso che scriveva tutti i suoi testi e tutte le sue musiche), e aveva una capacità unica di condensare storie in una canzone: spesso ascoltando le sue canzoni sembra di leggere un racconto. Era anche eccellente fumettista e illustratore, e questa capacità “trasversale” emerge nei suoi testi 🙂

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  2. Aspetto il tuo prossimo articolo. Questo è davvero interessante. Di De Andrè sapevo qualcosa ma non sapevo di Battisti e ” La spada nel cuore”. Complimenti davvero Mauro. Grazie Buon week end. Isabella

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    1. Ah a me Battisti come interprete è sempre piaciuto tanto…poi il pezzo era suo e sapeva che “direzione” dargli…Dal punto di vista musicale Battisti era un talento puro: compositore straordinario (piaceva tanto anche a un certo David Bowie, che di musica ne capiva tanto), arrangiatore severo e puntiglioso, ricercatore di nuovi suoni e sempre in evoluzione, e interprete carico di emozioni.

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