Poeti italiani in studio di registrazione: piccola retrospettiva

I mitici anni Settanta, quelli dei dischi venduti a palate e delle grandi svolte musicali, nel loro melting-pot sonoro (si pensi alle mescolanze tra generi presenti nel rock progressivo) ispirarono a battere più sentieri. In realtà c’era già stato un illustre precedente, quello di Leonard Cohen, che nacque prima come poeta e solo dopo divenne acclamato (ed influente) cantautore. Siamo abituati ad associare la poesia alla parola scritta: eppure una poesia può acquisire matericità nella sua recitazione, a seconda della voce e anche del supporto musicale ad essa sovrapposto.

Quale fu quindi, negli anni ’70, la “via italiana” per questa curiosa mescolanza che portò la poesia negli studi di registrazione, non semplicemente per “fermare” la voce dei poeti ma accompagnandola alla musica? E come si concretizzò?

Iniziamo con il poeta Guido Ballo (https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Ballo): nel 1972 pubblicò un disco intitolato Metràpolis, in cui recita alcune sue poesie con un sottofondo musicale suonato da due membri del Balletto di Bronzo e composto da Detto Mariano. Il disco non è mai stato ristampato su cd, e qui potete ascoltare il Lato B del vinile originale. Lo stile poetico di Guido Ballo è abbastanza indirizzato verso le avanguardie, e analogamente astratto è l’accompagnamento strumentale.

 

Altra figura che realizzò un LP è quella del poeta Roberto Sanesi (https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Sanesi), con il disco “Viaggio verso il Nord” (datato 1972), anche questo una raccolta di poesie recitate dallo stesso poeta su base strumentale. La scrittura di Sanesi risulta estremamente interessante e ricca di immagini vivide, e ben si abbina allo sfondo ambientale qui creato.

“Voltaire in bicicletta corre incontro

a Rousseau con la parrucca al vento”

Oppure

“Ricordo, con molta gravità,

feci apparire un gatto col viso di Kronos,

che germinava rapidamente come un virus

nella luce del sole accartocciato.

Nei gesti, piccioni di fango e fuliggine”

 

Nel 1976 invece fu Alfredo Bonazzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Bonazzi) a vedere una sua silloge poetica – intitolata “Quel giorno di uve rosse” – trasposta in musica su vinile, stavolta senza interventi vocali del poeta, ma con un vero e proprio ensemble  in stile musical, a dare corpo e voce ai suoi versi. In questo caso gli interventi musicali non sono di semplice sfondo alla lettura, ma costituiscono una parte importante del progetto. I versi di Bonazzi vengono in parte cantati da due vocalist (Corinna Rosini ed Ernesto Brancucci), in parte recitati dalla voce narrante di Roberto Capasso. Anche questo disco, come i due precedentemente citati, resta disponibile solo su vinile e non è mai stato ristampato su cd. Riguardo alla figura originale e unica di Alfredo Bonazzi, consiglio la lettura di questo articolo da me pubblicato: https://maurodecandiapoesia.wordpress.com/2017/09/17/alfredo-bonazzi-il-tesoro-dimenticato-della-poesia-italiana/

E della bella analisi di Monique Namie: https://moniquenamie.wordpress.com/2018/05/02/lergastolo-azzurro-alfredo-bonazzi/

 

Infine segnalo la pubblicazione, nel 1978, dell’unico LP di un progetto chiamato “La Stanza della Musica”, i cui testi sono tutti poesie della letteratura (italiana o internazionale: tradotta in italiano, nel secondo caso). Si passa da Rimbaud a Tommaso Grossi, da Salvatore Di Giacomo a Giuseppe Gioachino Belli: riporto, di quest’ultimo, il brano che mette in musica la sua “Er giorno der Giudizio”. Neanche a dirlo, anche questo disco non è mai stato ristampato, ed è disponibile solo su vinile originale.

La ricerca continua: e voi, conoscete altri poeti che hanno pubblicato un album o dischi i cui testi sono la trasposizione esatta di poesie?

 

 

12 pensieri riguardo “Poeti italiani in studio di registrazione: piccola retrospettiva”

  1. Che sorpresa vedermi citata in questo bell’articolo. Grazie! 🙂
    So che anche i Tête de Bois hanno rielaborato grandi classici della poesia francese, per esempio Baudelaire. Comunque è una band che si è formata nel 1992, quindi siamo fuori dall’ “epoca d’oro”. 😀

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