Ecco un tesoro nascosto dalla Russia, a cui avevo già accennato in un precedente articolo. Ancora non mi capacito di quanto sia poco conosciuto in Occidente questo gigante: la stessa Wikipedia ci informa che Nikolaj Zabolotskij (traslitterato anche “Zabolockij”), pur essendo considerato uno dei maggiori poeti russi di sempre, “rimane ancora poco conosciuto in Occidente”.
La sua produzione si estende tra gli anni ’20 e gli anni ’50 del XX secolo.
Pensate che in Italia è stato tradotto e portato alle stampe solo una volta, nel 1962 (quindi quasi 60 anni fa e, all’epoca, già alcuni anni dopo la sua morte), con la raccolta “Colonne di Piombo”, pubblicata per la Editori Riuniti. Poi basta, nessuna ristampa e nessuna ulteriore traduzione.
La traduzione è dell’ottimo Vittorio Strada, slavista di fama internazionale recentemente scomparso.
Online risultano essere rimaste solo tre copie di questo libro prezioso (ebay e altri siti dell’usato vengono in aiuto), ovviamente copie di seconda mano, quasi sempre usurate. La mia, trovata qualche mese fa, è quasi intonsa e me la tengo stretta. Il libro è bellissimo e contiene una corposa introduzione di 17 pagine, che contestualizza l’opera dell’autore a livello socio-politico e introduce lo sfondo di “una città deforme, sghemba e contorta, delineata con la nettezza e la pervasività dei disegni infantili”. Un autore che per capacità espressiva ha poco da invidiare ad un Majakovskij o a una Szymborska.
Zabolotskij iniziò la sua carriera proprio come scrittore per l’infanzia, e questo retroterra emerge nella sua poesia, sempre viva e molto “sensoriale”, uno stile che personalmente amo molto.
Vi allego qualche pagina per stuzzicare la vostra curiosità e soprattutto vi auguro buone vacanze (ebbene sì, l’anno scolastico è terminato per me due settimane fa)!

Grazie per avermelo fatto conoscere.
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In effetti, mai sentito nominare prima… uno stile curioso. L’ultima immagine, quella delle donne fameliche e polpute, è davvero pittoresca. Chissà quanti autori interessanti ci sono preclusi per il solo fatto di non essere pubblicati in Italia.
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A volte la differenza può farla anche la diversa biografia…un Majakovskij che era un “maledetto” e si è suicidato giovane e ha avuto una storia politica e sentimentale tormentata, è stato iper tradotto in Italia (decine di suoi libri su amazon, anche scritti privati), mentre Zabolotskij che ha avuto una vita più tranquilla, nonostante l’esilio (e ha iniziato la sua carriera come narratore per l’infanzia, di qui a mio giudizio questo suo stile “colorato”, quasi da cartone animato in versi), ha meno terreno per la mitizzazione…certo mi duole vedere che non si degnano neanche di ristampare, a distanza di quasi 60 anni, l’unico volume tradotto in italiano.
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