Splendido brano tratto dall’album Sacrificio, pubblicato nel 1974 dall’Equipe 84. Coautore della canzone è Gianni D’Errico, di cui avevo già parlato qui. Il testo è un riferimento alla droga, che in quegli anni – dopo una prima fase di sperimentazione priva di effetti negativi – cominciava a mietere vittime. La copertina dell’album Sacrificio, tra l’altro, è una delle più belle di quegli anni.
Non avrei dubbi nell’inserire questa canzone tra le 100 italiane più belle di sempre.
Strade senza tempo, la tua voce ormai nel vento,
un inverno già lontano.
“No, non mi aspettare, mi dispiace devo andare.”
Io cercavo di fermarti.
Quella notte anche Dio mi abbandonò,
lungo il fiume mi lasciò.
Nessuno si fermava, nessuno rispondeva,
la gente si vendeva e c’era chi comprava.
Mercanti senza fiori guarivano i dolori
e anch’io speravo, ma poi sentivo
d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto,
d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto.
Strade senza tempo, la tua voce ormai nel vento,
un inverno già lontano.
Stupide ambizioni, facili emozioni, sai,
non fermare la mia mano.
Nello specchio, mentre parlo sono io,
nella mente torna Dio.
Nessuno si fermava, nessuno rispondeva,
la gente si vendeva e c’era chi comprava.
Mercanti senza fiori guarivano i dolori
E anch’io speravo, ma poi sentivo
d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto,
d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto, d’essere morto.