Gianni D’Errico – Delvish (1975)

Sono molto legato alla figura del cantautore Gianni D’Errico. Quasi nessuno lo conoscerà: brindisino, avrà modo di affermarsi prima come autore per altri (sua la splendida Mercante senza Fiori, dell’Equipe 84) e solo successivamente riuscirà a registrare il suo primo (e unico) album. Album che, purtroppo, lui non vedrà pubblicato. Un giorno del 1975, infatti, la vita di Gianni D’Errico si interrompe a causa di un investimento di un’auto. Il disco uscirà così postumo nel 1976, e si intitolerà Antico Teatro da Camera, un vero gioiello in bilico tra Lucio Battisti, Le Orme e altre influenze di rilievo. Nei testi predomina questo presagio di morte che incredibilmente affliggerà lo stesso autore appena terminate le registrazioni del disco.
Alla fine del 2014 ho avuto modo di conoscere virtualmente il fratello di Gianni, Vittorio D’Errico, insegnante, che teneva tanto affinché venisse ricordata la figura del fratello. Vittorio era una persona curiosa e che prendeva la vita con filosofia.
Non dimenticherò mai quando, subito dopo esserci presentati – gli avevo procurato delle scansioni da materiale raro a stampa in mio possesso, riguardante il fratello – io che ero reduce dalla morte improvvisa di mio padre gli spiegai dei miei problemi di salute derivanti da quell’evento. Lui mi rispose più o meno: “Anch’io non me la cavo bene: sono in metastasi e non mi resta molto. Prendo molti farmaci, ma nei momenti in cui sto meglio suono, sto scrivendo il libro su mio fratello, e prendo tutto con filosofia”.
Mi sentii davvero a disagio per essermi “lamentato” del mio problema di salute, che era serio ma di certo non tanto quanto il suo. Qualche mese dopo arrivò l’annuncio della sua dipartita.
Dedico quindi questo brano – purtroppo youtube mi “sega” i 2-3 brani migliori – alla memoria dei fratelli Gianni e Vittorio D’Errico.
Testo e brano in fondo.

Tremila anni sono un momento,
ho camminato solo nel vento.
Perché hai paura di attraversare?
Sei già nel vuoto, non puoi cadere.
Ti vedo io, mi vedi?
Ti credo io, mi credi?
Guarda i miei occhi spenti dal tempo,
non è il mio nome che stai chiamando.
Tremila anni, per una donna
finisce il buio, la luce torna.
Io sono Delvish, io sono Delvish,
ritorno qui, mi vedi?
Io sono Delvish, io sono Delvish,
non sono Dio, mi credi?
La donna ha consumato il suo peccato
nel calice dell’uomo che ha già tradito
ma adesso quel suo gesto resta impunito,
non dire niente no, no, no

Il sole si è fermato nel suo cammino,
le stelle sono fiori dentro il giardino,
nel calice, se bevi, non c’è veleno.
Non dici niente, no, no, no,
non chiedi niente, no, no, no,
non vedi niente, no, no, no,
non sei più niente, no, no, no.

4 pensieri riguardo “Gianni D’Errico – Delvish (1975)”

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