Tu sei un esercito di bambole scalze
evocate per far compassione,
che infuriano di tenerezza,
di pioggia arrabbiata in grandine
che trabocca e costringe,
un po’ tutti
un po’ a tutto.
Crescendo più veloce degli occhi che hai addosso
vivi la tua percezione in differita
mentre l’impronta che lasci nel letto
germina e sfugge di vita propria.
Serri le labbra
come a nascondere in bocca un gioco,
consapevole che la parola ormai fuggita dalla tana
è un animale che non torna più indietro.
Sotto la pioggia indurita,
ingurgitata da una curva molle
stoni i semitoni dei tuoi passi nudi.
Una figura di cartapesta attende invano parole
spuntando tra la nebbia e la pietra
a braccia e gambe allargate
(una croce greca).
Dicono che ad ogni bacio segua una risposta:
Lui resta immoto sui tufi,
ondeggia,
scricchiola il muso
e poi si dissolve.
Ma tu sei un esercito,
e correrai muta
per sempre.
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