Un’Epidemia di Ali (Non Dimenticare i Fiori)

Tutte le voci del mondo
nuotano sommerse
e sul loro dorso di pesce
una pinna altissima e affilata
sfiora le labbra
di cittadini
dritti in giungle di salopettes:
migliaia di Canton Tower umane.
Hanno ali di bandiera
percorse da sangue artificiale,
e giro girotondi (nei bellissimi mondi)
sciolgono le voci
in striature dal contorno veloce.
Impacchettare,
spedire ovunque,
disordinare quel che resta.
Non dimenticare i fiori.
Ci sono fiori
sbocciati dal mare:
questa è la gente
che non può più parlare,
e per parlare
mi apre un cielo in gola.
Dove sono andate,
oggi,
tutte le voci di Tienanmen?
Cosa cercano le mani spalancate?
Piccole ali di Primavera,
scoccate dalla bocca:
sono i Sopravvissuti,
sono solo parole.
Sono solo parole?
Ali di bandiera
strappate
germogliano nei vulcani urbani,
e siano liberi gli uomini,
e siano ondeggianti nei crateri
colmi di fiato-zucchero filato,
le braccia dei bambini,
e dirigano orchestre di pagine vive,
foreste di cuori in ginocchio.
Termineremo questa settimana?
Quant’altra umanità dobbiamo salutare
dall’altro lato della strada?
Piccolissimo uomo
aggrappato all’argine dell’Occidente,
tu – le tue orecchie d’Everest –
senti ancora silenzi
ed ultimi respiri.
Solo i silenzi,
e gli ultimi respiri.

Mauro De Candia ©2018
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8 pensieri riguardo “Un’Epidemia di Ali (Non Dimenticare i Fiori)”

  1. In ricordo di quella lontana primavera del 1989, quando migliaia di giovani studenti occuparono piazza Tienanmen, senza armi ma solo con dei fiori in mano, per protestare contro un regime che negava la libertà. E poi l’infame carneficina, i colpi delle mitragliatrici, i cingoli dei carrarmati che passavano sui poveri corpi straziati… Sei riuscito a rievocare tutto questo in modo originale e toccante.

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