Scivolando nella fiamma
il cielo stride
e si consuma su pugni di roccia,
galleggia sull’acqua,
si contrae
si dilata
come una ferita
in convulsioni geometriche.
Risalendo dalla fiamma,
gli uccelli atterriti
mi entrano in testa
graffiandomi con calcinacci
di luce.
La risacca del respiro (questo vento da abbracciare),
levigando le tombe
produce argille rosa,
le intride con umori di fiaccola.
Plasmerà nuovi uomini
che vivano solo una notte e,
con le facce vuote,
si prostrino al sole,
impazziti di bagliore.
Stamattina al risveglio
avevo tra le mani
conchiglie vuote
dalla forma umana,
e tagli sulle dita.
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